La Fondazione Thevenin è nata, dopo la soppressione dell’IPAB Istituto Thevenin, per volontà del Comune di Arezzo, della Fraternita dei Laici, della Diocesi di Arezzo e della Congregazione Romana delle Figlie della Carità quattro soci fondatori che esprimono il Consiglio di Gestione della Fondazione.
Per questa sua speciale origine la Fondazione, che è un soggetto di diritto privato, può essere assimilato, quanto a mission e doveri verso la collettività, a un servizio pubblico, essendo anche fortemente controllata dalle realtà che ne definiscono l’indirizzo.
La Fondazione si sostiene quasi esclusivamente con le rette che gli utenti, ovvero i Comuni che ne utilizzano i servizi, pagano per ciascuna delle ospiti da loro inviate nella struttura. Il bilancio è sostanzialmente in pareggio e consente di pagare gli stipendi ai dipendenti ed effettuare tutte spese di gestione e le necessarie opere di manutenzione dei beni immobili.
I consiglieri e il presidente, fino ad oggi, hanno sempre rinunciato a qualunque tipo di compenso o rimborso spese per non gravare sul bilancio
La nascita dell’Istituto Thevenin affonda le sue radici nella storia degli Asili Infantili Aliotti ed è da lì infatti che bisogna cominciare.
Correva l’anno 1849 quando il Dr. Leonardo Romanelli, Ministro di Grazia e Giustizia del Granducato di Toscana si rivolse al patrizio aretino Francesco Aliotti per invitarlo alla istituzione di asili infantili nella città. Nacque così e con questo scopo un “Comitato di carità” presieduto dal Signor Aliotti.
Quando si pose il problema del personale necessario a gestire gli asili, il Dr. Romanelli propose, diversamente da quanto accadeva in altri asili della Toscana, la congregazione religiosa delle Figlie della Carità, ordine fondato in Francia da San Vincenzo de Paoli e presente anche in Italia per gestire istituti educativi ed assistenziali.
Negli anni successivi le religiose iniziarono quest’opera educativa posta nel cuore della città e, successivamente, ampliarono il loro raggio di azione occupandosi anche delle numerose orfane bisognose di soccorso. Sarà proprio suor Thevenin a promuovere l’idea e sostenere la realizzazione della nuova opera, il primo orfanotrofio di Arezzo, che solo dopo la sua morte e in suo onore prenderà il nome di Istituto Thevenin.
L’opera troverà spazio, dapprima, nei locali dell’Aliotti e dopo, a partire dal 1928 grazie alla donazione che il cav. Subiano fece del suo bellissimo palazzo, in via Sassoverde, dove si trova ancor oggi.
29 novembre 1633: nasce la Compagnia delle Figlie della Carità.
Vincenzo de Paoli e Luisa de Marillac chiamano le prime giovani disposte a donare la propria vita a Dio per il Servizio dei Poveri. Andranno incontro ad ogni povertà, malattia, solitudine, abbandono. Sono donne consacrate ma libere dalle rigide strutture della vita religiosa e ancora oggi, altre sorelle, continuano la stessa Missione con tutto il loro essere donna, ma potenziato e dilatato all’infinito dalla Carità di Cristo.
Scrive S. Vincenzo:
Le Figlie della Carità hanno per monastero unicamente le case dei malati e quella dove risiede la superiora, per cella una camera d’affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, per chiostro le vie della città, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio, per velo la santa modestia. Inoltre… non fanno altra professione che quella di una continua fiducia nella divina Provvidenza e dell’offerta di tutto quello che sono e di tutto quello che fanno per il servizio dei poveri.
Nato e cresciuto nella povertà, ha conosciuto la debolezza dell’ambizione. Dio, attraverso i poveri, gli ha fatto oltrepassare i piccoli panorami del suo io. Divenuto docile strumento nelle sue mani, ha contribuito grandemente a rinnovare la Chiesa, la vita religiosa femminile e la società del suo tempo; ha suscitato e diffuso un Apostolato della Carità per la promozione dei poveri. Dopo 400 anni il carisma vincenziano continua ad essere fresco nelle sue intuizioni e nei suoi programmi.
Da donna apparentemente fragile e racchiusa nella piccola circonferenza del suo io e dei suoi sussulti interiori, Luisa è diventata donna di valore eccezionale, con una capacità di intuizione e con un profetismo sempre teso alla scoperta e alla realizzazione del progetto di Dio. Insieme a Vincenzo de Paoli educò e formò molte giovani disposte a giocare la propria vita per Dio e per il Servizio dei Poveri.
Suor Gabriella Thevenin veniva dalla Francia e arrivò ad Arezzo nel 1861, dopo essere stata per alcuni anni Suor Servente nel Conservatorio di Fermo (AP), chiamata dalla comunità per dare inizio alla nuova opera degli Asili Aliotti.
Suor Thevenin fu la prima Suor Servente di quella istituzione. Intelligente e dotata di grande spirito pratico, entrò subito nel cuore e nella vita di quel piccolo nucleo di bambini, sei o sette all’inizio, che però, alla fine del primo anno di attività, erano già centocinquanta.
In questi primi anni della sua permanenza ad Arezzo suor Thevenin aveva notato qualcosa che gli altri non avevano percepito: mancava in città un orfanotrofio che si prendesse cura di bambine e ragazze orfane le cui condizioni erano quelle di una continua emergenza. Iniziò così a pensare di colmare questa lacuna ampliando alcuni locali degli asili per accogliere le orfane.
Dotata di un ricco patrimonio di famiglia, ella pensò di servirsene per realizzare quel sogno che ormai impegnava da qualche tempo il suo pensiero cui seguiva la spinta a metterlo in atto. Finché, negli anni 1868-70, fece costruire a sue spese un camerone, sopraelevando i locali già destinati agli Asili, per accogliervi le orfane.
L’istituto fu inizialmente gestito dal Comitato di carità che lasciava però la completa direzione nelle mani di Suor Thevenin. Successivamente, nel 1882, la Suora si assunse l’onere di provvedere ai bisogni dell’Istituto impegnandosi a mantenerlo a proprie spese. Le Figlie della Carità divennero le uniche responsabili della direzione dell’orfanotrofio, l’unico di quel tipo in Arezzo, che ospitò molto presto ben 80 bambine.
Nel 1885 Suor Thevenin, con i suoi beni personali, acquistò due poderi di oliveti e vigneti e anche una casa colonica in località San Fabiano che, oltre ad offrire alle bambine un utile soggiorno estivo in campagna, avrebbero garantito alcune entrate per “l’aiuto, l’appoggio e il soccorso” delle povere orfane.
In quello stesso anno scrisse di suo pugno il testamento nel quale ordinava che, dopo la morte, tutti i suoi beni mobili e immobili dovevano passare alle Consorelle Figlie della Carità. Il lascito aveva lo scopo di contribuire al sostentamento economico delle opere da lei iniziate e consentire alle giovani ospiti dell’istituto un’educazione adeguata senza doversi sottomettere ad alcuno potendo usufruire di rendite autonome.
Alcuni anni dopo, nel 1889, dopo una vita dedicata ed accogliere ed educare, suor Thevenin moriva lasciando la sua opera in altre mani che avrebbero proseguito ciò che lei aveva iniziato tanto bene.
A causa delle molte necessità che l’Istituto aveva, e nonostante le generose disposizioni testamentarie di suor Thevenin, dopo la sua morte i problemi per assicurare il sostentamento delle orfane avevano assunto proporzioni di un certo rilievo, tanto da indurre la municipalità aretina e la Fraternita dei Laici (e più tardi l’ONMI) ad intervenire promovendo l’erezione dell’orfanotrofio ad Ente Morale con Regio Decreto del 12 agosto 1890.
La mission di Casa Thevenin è cambiata negli anni rimanendo però fedele allo spirito di servizio espresso dalla fondatrice. Dal 2005 è una Fondazione di Partecipazione amministrata da un Consiglio nominato da: Comune di Arezzo, Diocesi di Arezzo, Figlie della Carità e Fraternita dei Laici di Arezzo. Non si occupa più di orfanelle ma cerca di dare risposta alle nuove necessità di oggi accogliendo mamme con bambino in situazione di disagio e minori che necessitano di un momentaneo supporto educativo.
Il Piano educativo-assistenziale coniuga la volontà della fondatrice con i più moderni criteri di intervento socio-assistenziale ed educativo, integrativo o sostitutivo della famiglia e concorre alla programmazione degli interventi sociali e sanitari attuati nel territorio.
Alla base della sua azione si è sempre posta la centralità della persona che deve poter godere dei diritti che gli sono propri, ricreando, per quanto possibile, un ambiente “familiare” che permetta un progressivo sviluppo affettivo, cognitivo e relazionale.
La Comunità, guidata dalle Figlie della Carità, si ispira a valori cristiani di accoglienza e di promozione integrale della persona che riconoscono e valorizzano le peculiari potenzialità e i bisogni di ciascuno.
Dalla fondazione dell’Istituto ad oggi sono cambiate le condizioni sociali, economiche e culturali ma, nel corso delle varie riorganizzazioni, sono rimasti invariati i principi, le finalità e i valori fondativi.
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