Dotata di un ricco patrimonio di famiglia, ella pensò di servirsene per realizzare quel sogno che ormai impegnava da qualche tempo il suo pensiero cui seguiva la spinta a metterlo in atto. Finché, negli anni 1868-70, fece costruire a sue spese un camerone, sopraelevando i locali già destinati agli Asili, per accogliervi le orfane.
L’istituto fu inizialmente gestito dal Comitato di carità che lasciava però la completa direzione nelle mani di Suor Thevenin. Successivamente, nel 1882, la Suora si assunse l’onere di provvedere ai bisogni dell’Istituto impegnandosi a mantenerlo a proprie spese. Le Figlie della Carità divennero le uniche responsabili della direzione dell’orfanotrofio, l’unico di quel tipo in Arezzo, che ospitò molto presto ben 80 bambine.
Nel 1885 Suor Thevenin, con i suoi beni personali, acquistò due poderi di oliveti e vigneti e anche una casa colonica in località San Fabiano che, oltre ad offrire alle bambine un utile soggiorno estivo in campagna, avrebbero garantito alcune entrate per “l’aiuto, l’appoggio e il soccorso” delle povere orfane.
In quello stesso anno scrisse di suo pugno il testamento nel quale ordinava che, dopo la morte, tutti i suoi beni mobili e immobili dovevano passare alle Consorelle Figlie della Carità. Il lascito aveva lo scopo di contribuire al sostentamento economico delle opere da lei iniziate e consentire alle giovani ospiti dell’istituto un’educazione adeguata senza doversi sottomettere ad alcuno potendo usufruire di rendite autonome.
Alcuni anni dopo, nel 1889, dopo una vita dedicata ed accogliere ed educare, suor Thevenin moriva lasciando la sua opera in altre mani che avrebbero proseguito ciò che lei aveva iniziato tanto bene.
A causa delle molte necessità che l’Istituto aveva, e nonostante le generose disposizioni testamentarie di suor Thevenin, dopo la sua morte i problemi per assicurare il sostentamento delle orfane avevano assunto proporzioni di un certo rilievo, tanto da indurre la municipalità aretina e la Fraternita dei Laici (e più tardi l’ONMI) ad intervenire promovendo l’erezione dell’orfanotrofio ad Ente Morale con Regio Decreto del 12 agosto 1890.
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